In AEROPORTO

Che bel posto è l’aeroporto. Ogni volta che mi ci ritrovo provo una sensazione di euforia e libertà.

Per anni ho dipeso dalla linea Barcellona – Bologna, compagnie aeree low cost. Macchina, treno, metro, autobus e taxi notturni per poi approdare all’aeroporto e scoprire ritardi o ancor peggio aerei cancellati. Ed intanto trascino valigie, zaini, borse e forti mal di schiena. La sensazione di avere una vita ambulante, fra una città e l’altra, una casa e l’altra: a quale luogo appartengo realmente?

Sono italiana ma a tratti non mi sento tale. Vivo a Barcellona ma spesso non tollero i catalani ed i loro capricci indipendentisti. Per anni mi sono torturata con questi pensieri senza mai arrivare ad una conclusione concreta poiché un’oggettività non può esistere al riguardo.

Mi sono cullata su questi stati d’animo altalenanti ed il dondolare si acquietava solo quando arrivavo all’aeroporto. Questo luogo è sempre stato per me una linea d’onda. A metà fra attendere e lasciare,  conosciuto e sconosciuto, arrivederci e benvenuto. Indecisione? Non credo.

L’aeroporto è piuttosto la raffigurazione di una sorta di libertà. Libertà di andare, di tornare e d’incontrare. Tanti di noi viaggiano regolarmente, per lavoro o per piacere. Chi vive all’estero conosce bene lo stress del pendolare, ci lamentiamo spesso della scomodità e degli scompensi psico fisici che ne derivano.
Ma non è proprio questa altalena a ricaricare le nostre batterie? Lontano dalla famiglia e bisognosi d’affetto, vicini alla famiglia e soffocati d’amore. Ed in fondo l’equilibrio dov’è?

Il limbo aeroportuale è la zona sicura, dove ci sentiamo al sicuro. Regala energia perché è movimento, il movimento è cambiamento ed il cambiamento è evoluzione. Come scrive Aldous Huxley può esservi coscienza soltanto dove c’è cambiamento e può esservi cambiamento solo dove c’è movimento. Se l’attenzione è costretta ad un campo troppo piccolo l’attività vitale tende a deprimersi mentre laddove l’occhio interiore può muoversi senza ostacoli, anche l’occhio esteriore, quello fisico, si troverà a godere della stessa libertà.

L’aeroporto diventa così emblema di tutto ciò: è un invito al movimento, quindi al cambiamento.

 

Probabilmente per questo mi ha sempre affascinata, regalandomi entusiasmo e protezione, equilibrio ed armonia.

 

E laddove l’occhio interiore può muoversi senza ostacoli, anche l’occhio esteriore, l’occhio fisico, si troverà a godere della stessa libertà.

Aldous Huxley