Ashram nella foresta cambogiana

Prima di partire per l’India diverse persone mi domandavano dove avrei svolto la mia formazione di Yoga. Io rispondevo che sarei andata in un Ashram. Alcuni mi chiedevano “che città è Ashram? “. Altri pensavano fosse un luogo di villeggiatura, tipo centro benessere di Abano Terme. C’era chi credeva fosse un convento. Chi semplicemente un albergo.

A distanza di tre mesi mi rendo conto che in fondo neanche io sapevo cosa fosse un Ashram. Pensavo soprattutto a Julia Roberts in ” Live, love, pray” ed alla possibilità di incontrare anche io un Javier Bardem dopo essermi depurata, purificata e spiritualizzata in un Ashram.

Incredibile come l’immaginazione  abbia il potere di farci viaggiare lontano. Tanto lontano. Ma è pur sempre bello fantasticare, spostarsi dal mondo “reale” e ritrovarsi in una dimensione alternativa. L’immaginazione è la chiave per aprirsi alla creatività, quindi alla trasformazione. Che peccato che nella nostra società iper industrializzata la creatività venga confinata ad esercizi per bambini e  che peccato che spesso vengano addirittura imposte delle regole volte a controllare l’immaginazione. In questo modo non facciamo che mettere un guinzaglio allo spirito libero e creativo presente in ognuno di noi.

Sigmund Freud sosteneva che l’atto creativo, è il risultato di un processo di mediazione fra richieste della realtà esterna e desideri interni che, non potendo trovare immediata gratificazione, verrebbero soddisfatti diversamente, dando luogo a sintomatologie e disagi psichici. 

Carl Gustav Jung sviluppò questo pensiero affermando che la creatività è una delle massime funzioni sintetiche della psiche, mediante la quale è possibile sfruttare tutte le facoltà della mente per condurla verso l’individuazione e la realizzazione del sé.

Circa un anno fa iniziai a praticare visualizzazioni creative. Queste consistono nel creare un collage in seguito ad una breve meditazione. Non ci sono regole. Solo espressione. Fu proprio creando collage che decisi di lasciare il lavoro e partire per l’India. Che assurdità, eh? Iniziai così a dar libero sfogo alla mia immaginazione creando un vero e proprio quaderno dei collage di Giulia.

Mi accorgo ora che ogni collage creato allora, rappresenta una tappa del viaggio che sto percorrendo. Manca solo Javier Bardem del quale ancora non c’è traccia!

Anticipazione o proiezione? La meditazione permette di avvicinarsi al nocciolo che è in noi, rimuovendo le polvere che lo offusca. Dopo aver terminato una meditazione si è più lucidi e “connessi”.

Le visualizzazioni creative mi hanno aiutata a dirigere il mio futuro nella direzione da me inconsciamente voluta. All’epoca infatti non era ancora un pensiero conscio, esisteva solo dentro di me. Ho passato svariati sabati sera a ritagliare ed incollare carta di giornale ascoltando Einaudi. Che sfigata direte, lo so. Ma preferivo quello al Gin Tonic, sapevo che mi avrebbe regalato emozioni più adrenaliniche.

E così sono partita per andare a formarmi in un Ashram senza sapere realmente cosa fosse. Ho scoperto, vivendolo, che è una città, un luogo di villeggiatura, un centro benessere, un convento, un albergo. Tutte quelle cose messe insieme.

L’ Ashram è solitamente un luogo semplice, silenzioso, a contatto con la natura, con delle regole basilari, al cui interno viene agevolata la concentrazione ed il raccoglimento. Niente lussi dentro un Ashram. Lo scopo è quello di liberarsi da abitudini, schemi mentali e dipendenze.

Un Ashram è tradizionalmente la casa di un maestro spirituale ed i visitatori
diventano parte della famiglia dell’insegnante, aiutando con le faccende domestiche, mentre perseguono i loro obiettivi spirituali. Si vive in comunità.

La routine quotidiana è molto rigida. In India suonavano la campana alle 5 di mattina, qui in Cambogia alle 6 (pacchia!). Si pratica Yoga a stomaco vuoto per circa due ore. Poi Pranayama. Finalmente si mangia con menù rigidamente vegano. Ogni tanto scappo e vado nel bar accanto a mangiare uova strapazzate, pane tostato e burro.
Sono talmente in carenza di cibo soddisfacente per stomaco e cervello che ogni volta che vedo due uova mi emoziono come se avessi di fronte le lasagne di pesce.

Niente sostanze eccitanti nell’Ashram: niente alcolici, caffè, teina o sigarette. Ed anche qui imbroglio nascondendo nel frigorifero della cucina una barra di cioccolato extra dark.
Kep, il paese dove vivo, è stata una colonia francese ed è quindi facile trovare cioccolato e prelibatezze varie.

Durante il giorno si studiano i testi sacri tradizionali e ci si confronta a vicenda, scambiando idee ed opinioni. Meditazione prima o dopo cena e disintossicazione digitale dopo le h 21: tagliano il Wi-Fi, spengono le luci ed ognuno a casa sua. Solitamente si ha un giorno libero a settimana, per uscire e dedicarsi ad altre attività.

La settimana scorsa ho condotto una visualizzazione creativa. Avevo una gran ansia, era la prima volta. C’erano circa 30 persone in classe ed è stato un momento magico. Mentre loro costruivano i loro collage io ho espresso le mie emozioni scrivendole su un foglio di carta.

Queste le mie parole:

” Oggi mi sono svegliata sentendomi  agitata, triste, svogliata. Sono insofferente. Mi stressa molto preparare le lezioni, sono ancora lontana anni luce dall’essere una brava insegnante e mi sento a disagio quando parlo in inglese. È dura, a volte vorrei solo scappare via, mi manca casa e vivere una vita normale. Poi mi rispondo che non dimenticherò mai quest’esperienza e che probabilmente mi mancheranno queste sensazioni. Un amico mi ha insegnato che la strada più dura da percorrere è sempre la migliore. Le difficoltà vengono per farci evolvere. Sono all’inizio della mia salita”.

Questo breve sfogo, l’atto creativo di scrivere a mano su un pezzo di carta è stata la medicina che mi ha aiutata a debellare la negatività che mi avvolgeva. Quella negatività altro non era che paura. E la paura produce blocchi che spesso impediscono di andare oltre.

Abbandonandomi all’atto creativo ho sciolto quella tensione ed i risultati sono arrivati subito nei giorni a seguire. Vari studenti mi hanno scritto biglietti e lettere di ringraziamento. Quest’energia prodotta è stato l’antidoto alla paura di “non essere all’altezza” e mi ha permesso di crescere, anche se solo in piccola parte.

I collage e la creatività mi hanno insegnato che ogni qual volta ci si ritrova di fronte ad un problema la soluzione migliore non è parlare con Tizio, Caio e Sempronio ma affidarsi a se stessi, al proprio intuito ed istinto.

Non potevo essere quindi in un luogo più idoneo per questo allenamento che in un Ashram.

Solo un dettaglio non mi è chiaro: dov’è Javier Bardem?

 

Vi farò sapere.

Tanti auguri di buon anno cari lettori.